In questo post vi racconterò la mia
personale rivoluzione digitale, o, per essere più terra terra,
la mia prima volta alle prese con Internet. Questa esperienza si
colloca nei cinque anni delle elementari, non ricordo con precisione
di quale anno stiamo parlando, ma suppongo terza o quarta, a scuola.
Il laboratorio di informatica era nel
piano interrato, un luogo in penombra, con delle finestrelle che
davano sul cortile e dalle quali provenivano rumori di bambini che
giocavano. Forse poteva non sembrare un luogo accogliente
inizialmente, ma una volta abituatami alla penombra capii che di
tutti i posti in cui stare all'interno della scuola, quello era il
più adatto a me.
La maestra ci aveva sistemato ciascuno
davanti a un computer e dopo averlo acceso ci chiese di aprire
Internet Explorer. All'epoca non avevo idea di che cosa significasse
il termine “lentezza” abbinata a un mezzo informatico. Aspettare
tre, quattro, anche cinque minuti prima che il browser si aprisse e
la pagina si caricasse non mi turbava. Avevo tutto il tempo del mondo
davanti a me e molta più pazienza di quanto non ne abbia ora.
Passata dunque quella manciata di
minuti, ciò che mi si aprì davanti dimostrò che ne era valsa
l'attesa: sei lettere colorate che ammiccavano nella mia direzione.
Per la prima volta nella mia vita entravo a contatto con Google,
senza sapere che da lì a pochi anni sarebbe diventato il mio fedele
compagno nella navigazione in Rete.
(Fonte immagine: Wikipedia)
E così, eccomi lì, una bambina di
nove o dieci anni davanti a uno schermo con uno spazio bianco in cui
scrivere. Sebbene siano ormai passati due lustri, ricordo ancora le
parole che digitai, dietro il saggio consiglio della maestra: “vigili
del fuoco”. A pensarci bene, la mia prima ricerca su Google, nonché
primo approccio con Internet, fu molto serioso. Ma la fase delle
ricerche in qualche modo utili alla comunità durò poco.
Qualche anno dopo si materializzò
nella mia casa un computer tutto per me, fornito di connessione a
Internet. Il modem ADSL era veloce e mi permetteva non solo di
navigare tranquillamente ma di parlare al telefono nel frattempo.
Potevo trascorrere le mie giornate su Google a cercare le immagini
dei miei cantanti preferiti o dei film che mi appassionavano e
contemporaneamente chiacchierare con qualcuno dall'altra parte della
cornetta, o perlomeno non vivere nel terrore che il telefono suonasse
e tutte le mie ricerche si volatilizzassero.
Da quei primi tempi ne è passata tanta
di acqua sotto i ponti, il modem si è trasformato in una chiavetta,
il computer fisso in un portatile. Le ricerche di cantanti e attori
sono drasticamente diminuite per lasciare spazio agli argomenti più
disparati, negli ambiti più diversi. Però la scintilla scoccata in
quel pomeriggio nel laboratorio di informatica non è svanita e oggi
più che mai capisco quanto sia importante Internet per me, nel bene
e nel male. La mia è stata una vera “rivoluzione” digitale:
lenta e graduale, ma radicale e non reversibile.
Grazie per la vostra attenzione,
Carolina
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